La storia di IGLESIAS e del suo territorio.
Le prime testimonianze di presenze umane nel territorio di Iglesias risalgono alla Cultura Neolitica di San Michele di Ozieri grazie alle Domus de Janas scoperte nell’area montuosa di San Benedetto. In grotte circostanti inoltre sono stati ritrovati reperti riconducibili alla cultura di Monte Claro, del Vaso Campaniforme e di Bonnanaro.
Sono presenti anche resti di Nuraghi e immancabili rinvenimenti di ceramiche fenicio-puniche.
E anche gli antichi romani hanno frequentato assiduamente la zona per via sopratutto delle Miniere d’Argento. Risalgono a questo periodo le citazioni che parlano di Metalla, la favolosa città perduta, forse al confine tra Iglesias e Fluminimaggiore.
Una rappresentanza del patrimonio archeologico della città è visionabile presso l’Archivio Storico cittadino grazie alla collezione Pistis-Corsi.
Di epoca bizantina troviamo la Chiesa di San Salvatore e mentre sono tante le testimonianze risalenti al Medioevo. In quel periodo l’area di Iglesias fu compresa nella Curatoria del Cixerri nel Giudicato di Cagliari fino altredicesimo secolo. Nel 1258 a seguito della spartizione del giudicato, la parte occidentale (curatorie del Cixerri, Sulcis, Nora, Decimo) venne assegnata alla famiglia pisana dei Della Gherardesca. Nel 1282 venne diviso in due parti: una, quella di Decimo, andò a Gherardo della Gherardesca , l’altra del Cixerri passò al Conte Ugolino della Gherardesca. Divenne città per sua iniziativa inglobando gli insediamenti urbani e architettonici preesistenti e venne denominata Villa di Chiesa. Venne costruito un Castello, chiamato di Salvaterra o di San Guantino e diverse Chiese. Tra queste le più importanti sono la Chiesa di Santa Chiara (1288) e quella di Nostra Signora di Valverde (1290); altre chiese sorsero dopo.
Con la morte conte Ugolino avvenuta nel marzo del 1289 nella Torre della Fame di Pisa, i suoi possedimenti sardi del Cixerri furono ereditati dal figlio Guelfo della Gherardesca, sfuggito all’autorità di Pisa nel 1288 che portò avanti una politica ostile nei confronti della repubblica e in seguito tentò di impadronirsi con la forza della parte di suo zio Gherardo della Gherardesca(Sulcis, Nora e Decimo). Lo fece occupando il castello di Gioiosa Guardia presso Villamassargia. Pisa intervenne e nel 1295 le sue truppe coadiuvate dalle forze di Mariano II di Arborea assalirono Villa di Chiesa e la espugnarono. Guelfo venne ferito, tentò la fuga ma morì a causa dell’infezione. Così Villa di Chiesa venne amministrata per un breve periodo dagli arborensi ma poi passò nuovamente sotto il controllo di Pisa e divenne una delle città più importanti e popolose della Sardegna in quanto ricca di blenda (minerale di zinco) e galena (minerale di piombo), nonché di modeste quantità d’argento.
La città custodisce ancora una copia originale del Breve di Villa di Chiesa, il più antico Codice di Leggi della Città, risalente al 1327 perfettamente conservata e custodita presso l’Archivio Storico Comunale.
Nel 1324 dopo un assedio durato più di sette mesi, Villa di Chiesa fu la prima città sarda a cadere sotto il dominio aragonese e la prima città del neonato Regno di Sardegna ad ottenere il riconoscimento di città regia nel giugno del 1327.
La dominazione aragonese e spagnola di Villa di Chiesa durò circa quattro secoli e la città divenne tra le più popolose del regno. Durante questa fase storica si diffuse l’uso del catalano e poi del castigliano, idioma dal quale deriva l’attuale denominazione: Iglesias (Chiese). A questo periodo risale anche la ristrutturazione di quasi tutti gli edifici di culto cittadini e delle fortificazioni difensive. Nel corso del diciottesimo secolo fu praticamente abbandonata l’attività mineraria e gli abitanti di Iglesias divennero perlopiù agricoltori e allevatori ripopolando le terre disabitate del basso Sulcis e dell’isola di Sant’Antioco.
L’isola intanto era diventata dei Savoia nel 1720 e a partire dalla metà dell’Ottocento anni in cui vennero riaperte le miniere la città visse un periodo di rinnovamento economico, sociale e culturale. Iglesias era il luogo di villeggiatura annuale dei Savoia.
Molti tecnici e lavoratori provenienti da varie parti della Sardegna ma anche dal Piemonte e dal Bergamasco si stabilirono ad Iglesias facendo sì che nel giro di circa quarant’anni la popolazione passasse da circa 5.000 abitanti (cifra che sia era mantenuta pressoché stabile sin dal Medioevo) a circa 20.000 nei primi del novecento.
A partire dal secondo dopoguerra il comparto minerario sardo entrò in crisi e così anche le miniere dell’Iglesiente.
Oggi Iglesias è una splendida cittadina, sede del Parco Geominerario della Sardegna che appartiene alla rete dei parchi Unesco e che si mostra attraverso percorsi, itinerari e visite guidate tra i suoi gioielli. tra le rocce più antiche d’Italia e tra i siti più belli e interessanti dell’archeologia industriale. Non da meno sono le sue coste che non smettono di incantare. Spicca per bellezza e per gli scenari mozzafiato la costa delle miniere, già monumento naturale dove si erge maestoso lo scoglio di Pan di Zucchero.
Museo dell'Arte Mineraria di Iglesias
Il museo nasce in tempi recenti con lo scopo di conservare e far conoscere come l’arte mineraria ha potuto dominare la roccia e offrire ricchezza e lavoro e originando addirittura unacultura mineraria che per secoli è stata il centro della vita sociale ed economica dellaSardegna e soprattutto dell’Iglesiente. Si trova in un luogo che è parte di questa storia mineraria: i sotterranei dell’istituto tecnico minerario, inaugurato il 13 dicembre 1911, e costruito sotto gli auspici dell’ingegnere Giorgio Asproni che ad esso è intitolato. Fino a pochi decenni fa l’Istituto Tecnico formava eccellenti tecnici e periti minerari necessari al lavoro delle tante miniere presenti nel territorio.